Psicologo Psicoterapeuta Torino e Chieri - Dottore Alberto Migliore
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La salute mentale nei bambini

28/5/2015

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A che età si può parlare di salute mentale? In genere sentiamo parlare di salute mentale nel contesto di un problema – un collega sta lottando nella gestione dello stress sul posto di lavoro, il figlio di un amico sta avendo problemi comportamentali a scuola, o un membro della famiglia ha ricevuto una diagnosi di disturbo psicologico, come la depressione, o un disturbo d’ansia. Quasi sempre, queste discussioni sono limitate ai bambini più grandi, adolescenti e adulti. Quindi si pone la domanda: quando comincia la salute mentale? Si può parlare di salute mentale nei bambini?

La relazione bambino genitori è fondamentale per il benessere psicologico. I primi giorni, mesi e anni di vita del bambino e il rapporto che si crea con l’adulto, che si prende cura di lui, è un incontro che se è funzionale è in grado di promuovere la salute mentale dell’infante.

Vediamo il mondo con gli occhi di Silvia, 3 mesi, che ha fame e comunica questo bisogno attraverso il suo pianto.

“Dal primo giorno che ti ho conosciuto ho imparato che quando ho fame tu vieni da me con il cibo, questo mi fa capire che hai compreso le mie esigenze e hai risposto a queste. Questo mi fa sentire amata e importante, e mi fa sapere che posso fidarmi di te e così mi sento al sicuro. Mi piace essere coccolata mentre mangio. Ma mi piace anche esplorare, scoprire cosa sta succedendo intorno a me. Osservo i volti che mi sono vicini, cerco di capire da dove provengono tutti questi rumori. Ho anche voglia di afferrare con le mie dita i tuoi vestiti, o semplicemente il tuo sguardo, mi piace ricompensarti con un bel sorriso, so quanto questo ti faccia piacere. Sento forte dentro di me l’importanza del potere della nostra relazione. L’ora dei pasti è qualcosa di speciale e per me molto di più di un semplice magiare”.

Quello che Silvia e i suoi genitori stanno imparando è come una danza; la danza dello sviluppo. Un passo dopo l’altro si impara a comunicare, a comprendere le necessità del proprio figlio. Un ritmo delicato ma costante che è alla base di quel processo chiamato “attaccamento”. Quello che i genitori stanno costruendo è una “base sicura” per Silvia, una condizione necessaria per il futuro sviluppo sociale ed emotivo - un inizio positivo per il suo benessere psicologico. È su questo fondamento che si costruirà il futuro della sua salute mentale.

È importante riconoscere che la salute mentale non è qualcosa che appartiene solo agli adulti, adolescenti o bambini più grandi. I bambini dalla nascita hanno una loro "salute mentale" che va tutelata, diventando così un fattore di protezione contro la sofferenza psicologica.  Questo processo inizia con la danza (sintonizzazione) tra genitori e figli che si svolge durante i momenti quotidiani, come l'alimentazione, il gioco, il cambio, etc., che sono in realtà momenti straordinari se le si guarda con gli occhi di un bambino.

Quindi, come possiamo, come i genitori, operatori sanitari e professionisti, promuovere la salute mentale di un bambino?

La ricerca mostra che la capacità di entrare in sintonia con i propri figli, creando un’adeguata connessione, da una forma all'architettura cerebrale dei neonati e ha un impatto positivo a lungo termine sul futuro sviluppo mentale. 

In primo luogo diventa importante cercare di capire il significato che sta dietro alla condotta dei bambini piccoli. I loro comportamento ha sempre un senso. Se si riesce a comprendere che cosa guida il comportamento, sarà più facile entrare in sintonia con loro. Immaginate un genitore che ha imparato che il suo bambino ha bisogno di tempo nell'affrontare delle nuove situazioni; così, ad esempio, il genitore gli farà conoscere delle nuove persone dalla sicurezza delle sue braccia, dando il temo al bambino di adeguarsi a questi piccoli cambiamenti. Capire la causa principale ci permette di rispondere in modo efficace, questo gradualmente trasmette delle abilità di coping (saper affrontare) e riduce lo shaming (la delusione), non facendo sentire i bambini “cattivi”, “inadeguati” - sentimenti dannosi per la loro salute mentale.

Inoltre, è importante riconoscere che le sfide e lo stress sono una parte naturale e inevitabile della crescita di un bambino. La capacità di gestire lo stress affrontando le sfide influisce sull'autostima e la fiducia in se stessi. Fare errori, o fallire, è una parte fondamentale nell’apprendimento, in quanto porta a trovare delle soluzione alternative ai problemi e la costruzione di nuove conoscenze e competenze. L'esperienza nella gestione dello stress di tutti i giorni aiuta i bambini ad affrontare e ad imparare a gestire la frustrazione e la delusione.

La salute mentale del bambino è influenzata dal rapporto con i loro genitori, che offrono un adeguato contenimento; rispondendo agli sforzi comunicativi del loro bambino, prima con le espressioni facciali, suoni e gesti e poi con le parole; coinvolgendoli in attività di gioco, nell'esplorazione, seguendo i propri interessi; aiutandoli e sostenendoli nelle loro sfide; fornendo i limiti adeguati per aiutare i bambini ad imparare e a gestire le frustrazioni; e soprattutto a godere della gioia delle scoperte quotidiane dei propri piccoli, e investendo nella forza del legame che stanno costruendo assieme. Una buna sintonia influenza la fiducia e il senso di sicurezza del bambino facendoli sentire amati, semplici ingredienti che influenzano in senso positivo la salute mentale dei bambini.

Sarà importante sostenere i genitori nel loro importantissimo compito di prevenzione per una buona salute mentale dei propri piccoli. Attraverso servizi di supporto alla genitorialità, adeguati programmi per l’infanzia, con la collaborazione di psicologi e pediatri. Dopo tutto, i nostri bambini saranno i futuri cittadini, per i quali si stanno gettando le basi. 

Così, come società, ci ritroviamo davanti a una scelta, o sosteniamo le giovani famiglie a padroneggiare quella delicata e critica danza che è la crescita “bambino-genitore”, oppure il rischio è che dovremo intervenire direttamente sui successivi problemi psicologici con i costi che questi comportano alla società/famiglia. Non rimane che riconoscere e intervenire sulle fondamenta della salute mentale cogliendo l’opportunità di sostenere e promuovere un buon inizio!

Fonte: http://www.huffingtonpost.com/matthew-melmed/babies-mental-health-matters_b_7213290.html


dr. Alberto Migliore Psicologo, Psicoterapeuta, Torino, Chieri

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L’ansia, un buon campanello d’allarme

19/5/2015

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L'ansia può avere molte cause. L’ansia potrebbe essere un importante segnale che offre il nostro corpo per informarci che stiamo esagerando. Un altro motivo è che spesso le persone lottano con l’ansia perché hanno difficoltà a tollerare e gestire i loro sentimenti. Essi, in effetti, spingono i loro sentimenti in “fondo all'armadio" e quindi sentono la pressione di questi sentimenti che sbattono contro la porta (o, più precisamente, i loro corpi). Rispetto all'esperienza con l’ansia; alcuni la provano cronicamente, mentre altri ne sono infastiditi solo in situazioni molto difficili, come nei problemi familiari/relazionali, nelle difficoltà lavorative o in altre situazioni complicate. Il segnale è molto chiaro: aumento del battito cardiaco, sudorazione, agitazione, tremori fino ad arrivare nei casi più difficili a veri e propri attacchi di Panico.

L’ansia è quindi un avviso offerto in modo palese dal nostro corpo starà a noi decidere se approfondire o meno, anche a seconda della sua intensità e durata, questo importante canale d’informazione.

dr. Alberto Migliore Psicologo, Psicoterapeuta, Torino, Chieri



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Salute e Isolamento sociale

4/5/2015

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Ho trovato molto interessante l’articolo di Jessica Olien uscito sulla rivista Statunitense “Slate” sulle implicazioni della solitudine sulla salute mentale e fisica delle persone. L’autrice ne fa un racconto personale partendo da un suo trasferimento, dalla città di New York a Portland nell’Oregon. Racconta le difficoltà vissute, il graduale passaggio da uno stato di entusiasmo e ottimismo, della nuova condizione, ad uno stato di solitudine e di sofferenza psicologica che l’hanno portata a far rientro a New York. La Olien racconta il suo impegno nel cercare un contatto con le persone che però non è riuscita a trovare, ha intrapreso diverse attività fino al Golf e frequentato diversi luoghi (parchi, librerie, bar, etc.). La sensazione che descrive è quella del sentirsi soli in mezzo alla gente. Così come ritroviamo nella descrizione di Stephen Fry, uno dei più famosi attori del Regno Unito, che in un post nel suo blog racconta del suo tentato suicidio e di come la solitudine sia la parte peggiore del suo malessere. La domanda che ci poniamo è: come fa un attore così famoso a sentirsi solo? La risposta probabilmente la sappiamo, la maggior parte di noi sa che cosa vuol dire essere soli in una stanza piena di gente. Si potrebbe essere circondati da centinaia di fan adoranti, ma manca la persona con cui creare una relazione che si basa sulla fiducia e sull’interesse reciproco. In termini di interazioni umane, il numero di persone che conosciamo non è la migliore misura. Al fine di essere socialmente soddisfatti non abbiamo bisogno dei grandi numeri. Secondo Cacioppo J. T. e Patrick W. (2009)  la chiave è la qualità, non la quantità di persone. Abbiamo bisogno di quelle persone su cui siamo in grado di creare relazioni reciprocamente soddisfacenti.

Sono diverse le ricerche che evidenziano come lo stato di solitudine, se prolungato, possa essere una condizione anche grave per la salute dell’individuo. Ad esempio, studi condotti su una popolazione anziana hanno rilevato che coloro che vivono una condizione di isolamento sociale, una scarsa interazione sociale hanno due volte più probabilità di un decesso prematuro. Dalla letteratura scientifica emerge che il rischio di mortalità, per chi vive una condizione di isolamento, è paragonabile a quella della dipendenza dal tabacco. Inoltre, si è rilevato che la solitudine è un forte fattore di rischio per la salute addirittura più pericoloso dell'obesità.
L'isolamento sociale altera la funzione immunitaria, ci sono studi che la collegano al diabete di tipo II, malattie cardiache e disturbi mentali. Nonostante queste evidenze non c’è ancora un’adeguata sensibilizzazione così come è avvenuto per la dipendenza da tabacco e per l’obesità.
Negli ultimi anni, nonostante le nuove tecnologie, la condizione del vissuto della solitudine è raddoppiata: il 40% degli adulti, in due recenti indagini hanno dichiarato di essere soli, rispetto al 20% registrato nel 1980.
Sembrerebbe che tutte le nostre interazioni che avvengono grazie ad Internet non stiano aiutando così come si potrebbe pensare, ma al contrario incidano negativamente sullo stato di solitudine. Un recente studio di utenti di Facebook ha scoperto che la quantità di tempo speso per il social network è inversamente proporzionale al senso di felicità vissuto nella giornata.

Così come la nostra cultura è molto attenta alla prevenzione dell'obesità e alle campagne di prevenzione per la riduzione della dipendenza dal tabacco; non è ancora adeguatamente preparata per intervenire su un fattore di rischio così importante, per la salute dell’individuo, com’è la riduzione delle interazioni sociali e la tendenza all’isolamento che stiamo vivendo nella nostra società. Attualmente sia in Danimarca che in Gran Bretagna stanno dedicando tempo ed energie nella ricerca di soluzioni e progetti per le persone sole, in particolare partendo dagli anziani.

Bibliografia:
Cacioppo J. T. Patrick W. (2009). Solitudine. L'essere umano e il bisogno dell'altro. Milano: Il Saggiatore.

Sitografia:
http://www.slate.com/articles/health_and_science/medical_examiner/2013/08/
dangers_of_loneliness_social_isolation_is_deadlier_than_obesity.html?wpsrc=sh_all_dt_fb_bot


Dott. Alberto Migliore, psicologo a Torino, Chieri



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